Ha senso accostare l’arte con la scienza? Per quanto questi due ambiti sembrino quasi l’uno in contrasto con l’altro, negli ultimi anni queste due discipline sono state messe in relazione sempre più spesso. In questo articolo andremo ad affrontare il tema della creatività, aspetto centrale nell’arte ma non solo.
Arte e Scienza
Molto spesso si ritiene che l’immaginazione e la creatività siano strettamente legate al contesto artistico e che non abbiano nulla a che fare con la scienza.
Eppure, forse non tutti sanno che, ormai da anni, esiste un’iniziativa al CERN di Ginevra che si chiama “Arts at CERN”. Questo progetto prevede la collaborazione tra fisici e artisti che, per quanto possa sembrare forzata, ha portato in realtà allo sviluppo di interessanti progetti di design a partire dalle strutture delle particelle.
L’arte e la scienza saranno pure regolate da metodologie differenti – da un lato abbiamo un approccio soggettivo e libero, dall’altro uno scientifico e oggettivo – ma spesso non si pensa che la creatività e l’immaginazione possono essere due assunti fondamentali anche per un fisico teorico. Quando i ricercatori formulano delle nuove ipotesi, devono essere in grado di staccarsi dagli schemi rigidi che il sapere gli ha imposto e “lasciare vagare” l’immaginazione.
La fisica non è l’unica disciplina scientifica che negli ultimi anni è stata accostata all’arte.
Con lo sviluppo delle neuroscienze e le scienze cognitive è aumentato anche lo studio della mente umana in contesti differenti. È così che nasce la neuroestetica, una disciplina che si occupa di comprendere l’interazione tra l’essere umano e l’arte in tutte le sue forme.
In questo articolo andremo a parlare di cosa si intende per creatività e quali sono considerate le sue basi neurali.
Che cos’è la creatività
Con creatività si intende quel processo attraverso cui si dà origine a qualcosa di nuovo che può essere un oggetto fisico (un’opera d’arte o un’invenzione) o intangibile (un’idea o una teoria scientifica).
Vi sono molti modi per essere creativi: nel dipingere, nel danzare, nello scrivere, nello sviluppare teorie… È possibile che alla base di tutte queste forme di creatività ci sia un gruppo comune di abilità mentali?
Ebbene, sembra proprio che tutte queste forme di creatività dipendano da capacità come costruire metafore, reinterpretare i dati, collegare idee indipendenti, risolvere contraddizioni, eliminare arbitrarietà.
Le fasi della creatività
I ricercatori hanno ipotizzato che la creatività possa richiedere quattro fasi fondamentali:
- La preparazione, ovvero la raccolta di conoscenze e idee pregresse. Questo è il periodo in cui lavoriamo coscientemente su un problema e il nostro cervello tenta di concentrarsi solamente su quello e bloccare tutto il resto
- L’incubazione, un periodo in cui ci asteniamo dal pensiero cosciente e permettiamo al nostro inconscio di lavorare
- L’illuminazione, ovvero la scoperta della soluzione, detto anche “il momento Aha!”
- La verifica
Una soluzione creativa può manifestarsi nel momento più inaspettato, che spesso è proprio quando non ci stiamo occupando attivamente della questione specifica che cercavamo di risolvere.
Sono stati fatti dei confronti tra individui che mostrano abilità diverse nell’identificare una soluzione “creativa” a problemi specifici. Quello che è emerso da queste ricerche è che la creatività non dipende da una singola parte del cervello ma piuttosto dal lavoro integrato di molteplici reti cerebrali.
Aree cerebrali deputate alla creatività
Il nostro cervello è diviso in due emisferi, uno destro e uno sinistro, che comunicano tra loro durante ogni processo cognitivo. La corretta riuscita di un qualsiasi compito dipende anche da meccanismi inibitori ed eccitatori di un emisfero sull’altro che interagiscono in una complessa armonia.
Allenando la creatività le connessioni tra gli emisferi destro e sinistro appaiono riconfigurate. L’attività nella corteccia prefrontale destra – situata dietro alla nostra fronte – sembra ignorare il potenziale inibitorio dell’emisfero sinistro, che pare essere più legato al pensiero analitico. In questo modo, l’interazione tra la corteccia prefrontale destra e quella sinistra può contribuire alla produzione o all’inibizione di originalità e creatività.
I lobi frontali sono parte di una rete che è responsabile della ricerca e del rilevamento delle novità, un processo che è fondamentale per la creatività.
I ricercatori hanno scoperto che l’intuizione creativa è, in effetti, il culmine di una serie di stati cerebrali transitori che operano in luoghi diversi e per periodi di tempo diversi.
Sono stati individuati quindi tre network che riflettono in un certo senso le varie fasi del processo creativo:
- Il Default Mode Network (rete in modalità predefinita), un circuito cerebrale che è legato alla riflessione e al sognare ad occhi aperti
- L’Executive Control Network (rete esecutiva centrale), che si attiva quando una persona deve concentrare l’attenzione su un compito specifico.
- Il Salience Network (rete della salienza), coinvolto nel passaggio dal default mode network all’executive control e viceversa.
Cosa può aumentare la creatività
Alcune evidenze sperimentali suggeriscono che la creatività potrebbe essere stimolata ottimizzando l’ambiente circostante con dei livelli moderati di rumore di fondo, una temperatura tendenzialmente calda e un relativo disordine. Esistono poi altre componenti che possono influire sul nostro grado di creatività: la qualità delle persone che ci circondano, il vivere esperienze stimolanti e provare a cambiare prospettiva per risolvere un problema.
Per agevolare i momenti di creatività, le persone hanno bisogno di rilassarsi e di lasciar vagare la mente. Questo permette al processo di incubazione di avvenire nella migliore condizione possibile. Lo psicologo Jonathan Schooler dell’Università della California a Santa Barbara sostiene che quando le persone sono distratte e lasciano vagare la mente permettono ad idee che precedentemente erano isolate di unirsi mostrando alla persona delle connessioni che prima le erano sfuggite.
Lo stesso Freud ha sottolineato che gran parte della nostra vita mentale è inconscia, mentre noi siamo consapevoli solo della parte conscia. La visione di Schooler ci dimostra che sono proprio i processi mentali inconsci ad essere determinanti per il pensiero creativo. La validità di tale ipotesi si manifesta chiaramente nell’esempio ben noto del sonno.
La creatività e il sonno
Pare che particolari fasi del sonno favoriscano la riorganizzazione dei ricordi e delle conoscenze in nuove combinazioni, agevolando così processi creativi. Alcuni ricercatori hanno suggerito che tale processo sia reso possibile grazie alla parziale disattivazione delle aree frontali del cervello durante il sonno che sospenderebbero la supervisione continua dell’elaborazione conscia razionale, consentendo ai processi più creativi di emergere.
Non sorprende che molte importanti scoperte scientifiche sembrino essere avvenute dopo un sogno notturno.
Il legame tra sonno, sogni e creatività era noto ben prima dell’avvento delle ricerche neuroscientifiche, e veniva anche sfruttato in maniera intenzionale da alcuni artisti. L’esempio più famoso è certamente quello di Salvador Dalì, che non usava i sogni soltanto come fonte di ispirazione per i suoi dipinti surrealisti, ma si serviva del sonno in maniera proattiva. La sua tecnica è conosciuta come “sonnecchiare con una chiave in mano” e prevedeva il dormire seduto su una poltrona con le braccia penzolanti dai braccioli e una chiave pesante in mano, tenuta tra il pollice e l’indice. Per terra, esattamente sotto la chiave, veniva posizionato un piatto in modo tale che quando Dalì si addormentava, il rumore della chiave che cadeva sul piatto lo svegliava.
Con l’impiego di tale metodo l’artista era in grado di svegliarsi da uno stato che era precisamente a metà tra la veglia e il sonno. In questo stato il cervello è in grado di produrre le cosiddette immagini ipnagogiche (dal greco “che conduce al sonno”) che spesso rappresentano un misto di esperienze recenti e di elementi imprevedibili creati dal cervello che dorme.
Le macchine possono essere creative?
La creatività è unica del cervello umano o è inerente a tutti i dispositivi di elaborazione dell’informazione che raggiungono un certo livello di complessità?
L’immagine che vi mostriamo sotto è stata creata da una text-to image AI.
Software di intelligenza artificiale come Dall-e e Midjourney sono in grado di creare delle immagini a partire da un input testuale che viene digitato dall’utente. Le opere d’arte che vengono generate in questo modo presentano una perfezione tale che sembrano essere state dipinte da artisti in carne ed ossa.
Può questa essere considerata creatività? Qui sorge giustamente il dubbio se questi complessi sistemi di calcolo stiano di fatto “pensando” come una mente umana o si limitino semplicemente a calcolare i dati in modo estremamente sofisticato.
Lo scrittore e studioso di scienza dell’intelligenza artificiale Brian Christian ha individuato una sostanziale differenza tra intelligenza umana e artificiale: il cervello umano può reclutare l’emozione e l’attenzione cosciente per aiutarsi nel processo decisionale e fare predizioni, mentre il computer non è in grado di farlo.
Per quanto i dipinti creati da questi innovativi software possano essere perfetti dal punto di vista stilistico, non sono ancora in grado di emozionare come un dipinto di Van Gogh.
Bisogna inoltre considerare che, nonostante siano i programmi a produrre l’immagine, l’idea originale e la creatività rimangono comunque nelle mani dell’uomo. Questi software di intelligenza artificiale dovrebbero quindi essere visti più come dei pennelli che l’utente usa per creare un’opera d’arte. Infatti, senza un essere umano che digiti una frase, questi programmi non produrrebbero nessuna immagine.
Sembrerebbe dunque che la creatività sia una prerogativa prettamente umana.
Martina Zanotto
Psicologa, esperta in Neuroscienze
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Bibliografia
Eric R. Kandel, L’età dell’inconscio, Arte mente e cervello dalla grande vienna ai nostri giorni, Raffaello Cortina Editore, 2016
Innovation Trend Report, Neuroscience Impact Brain and Business, Intesa Sanpaolo Innovation Center
Come funziona il cervello, I fatti spegati visivamente, Gribaudo, 2021